Viviamo in un’epoca in cui il cambiamento non è più l’eccezione, ma la normalità. La trasformazione digitale, l’evoluzione dei mercati e le nuove dinamiche organizzative ridefiniscono costantemente competenze, ruoli e modelli di business. In questo scenario, la formazione non è più solo un’opzione, ma un imperativo strategico per ogni azienda che voglia restare competitiva. Ma quale investimento formativo risulta più efficace? Meglio puntare sull’upskilling o sul reskilling?
Per rispondere a questa domanda, è fondamentale chiarire cosa intendiamo esattamente con questi due termini, spesso confusi o utilizzati come sinonimi.
Dopo aver definito i due approcci, approfondiamo in quali ambiti specifici sia più indicato l’upskilling. Questo intervento si rivela cruciale in tutti quei contesti in cui le funzioni e i ruoli esistenti restano strategici, ma richiedono un aggiornamento costante per gestire strumenti, processi e competenze emergenti.
Pensiamo ad esempio al digital upskilling, oggi più che mai indispensabile: marketing data-driven, cybersecurity, analisi dei big data, utilizzo di strumenti di collaboration e intelligenza artificiale sono solo alcune delle aree in cui i professionisti devono potenziare le proprie competenze per rimanere competitivi.
Inoltre, l’upskilling favorisce la retention, migliora l’engagement e consente ai dipendenti di vedere nell’azienda un contesto che investe realmente nella loro crescita professionale.
Se l’upskilling consolida le competenze esistenti, il reskilling entra in gioco quando il cambiamento è così profondo da richiedere un riposizionamento professionale.
Il reskilling diventa prioritario quando l’evoluzione tecnologica o strategica rende alcune professionalità progressivamente superate. In questi casi, piuttosto che ricorrere esclusivamente a nuove assunzioni, l’azienda può valorizzare il capitale umano già presente, accompagnando i collaboratori verso nuove aree di competenza.
Ad esempio, nel passaggio verso modelli di business sostenibili, molti profili devono acquisire competenze in ambito ESG; oppure, nella transizione digitale, ruoli amministrativi tradizionali possono essere riconvertiti in data analyst o digital project manager.
Il reskilling è anche un importante strumento di responsabilità sociale, perché permette di evitare la dispersione di talenti e favorisce l’inclusione, sostenendo i lavoratori nel percorso di adattamento alle nuove esigenze del mercato.
A questo punto è evidente come upskilling e reskilling non siano alternative, ma strategie da integrare in modo sinergico. La vera forza competitiva delle organizzazioni moderne nasce proprio dalla capacità di integrare entrambe le strategie. Non esiste infatti una scelta assoluta tra upskilling e reskilling: ogni organizzazione ha bisogno di un bilanciamento dinamico delle due leve formative, calibrato sulle proprie sfide specifiche.
L’upskilling consente di mantenere alto il livello qualitativo delle competenze core, mentre il reskilling garantisce l’agilità organizzativa necessaria per presidiare nuove opportunità di business.
Un piano di sviluppo efficace deve dunque:
Per mettere realmente in pratica questa integrazione virtuosa serve una base solida: la formazione continua.
Sia l’upskilling che il reskilling trovano nella formazione continua il loro fondamento. Solo un approccio formativo costante, flessibile e aggiornato consente di rispondere alle sfide di un mercato in rapido movimento.
I programmi formativi devono essere progettati tenendo conto non solo delle competenze tecniche, ma anche delle cosiddette soft skill: leadership, problem solving, capacità di adattamento, comunicazione interculturale e collaborazione a distanza sono sempre più determinanti.
Inoltre, la formazione continua supporta il benessere organizzativo: i collaboratori percepiscono il proprio sviluppo professionale come parte integrante del loro percorso in azienda, aumentando il senso di appartenenza e la motivazione.
In uno scenario così articolato, avere un partner formativo in grado di progettare percorsi su misura diventa un fattore chiave di successo. In questo contesto complesso e sfidante, i percorsi Corporate di GEMA Business School rappresentano un riferimento solido e flessibile per le aziende che vogliono progettare piani formativi realmente efficaci.
Attraverso i Corporate Executive Programs, GEMA supporta imprese e organizzazioni nella progettazione di interventi mirati, calibrati sui fabbisogni reali e personalizzati sui profili professionali coinvolti.
I programmi coprono un ampio spettro di tematiche:
Il modello formativo di GEMA coniuga approcci teorici consolidati, strumenti pratici ed esperienze immersive, per garantire un apprendimento concreto, immediatamente applicabile e orientato ai risultati di business.
In un mercato che cambia a ritmi senza precedenti, la vera differenza competitiva risiede nella capacità delle aziende di apprendere più velocemente dei propri competitor. Upskilling e reskilling sono le due anime di questa capacità evolutiva.
Affidarsi a partner formativi solidi e autorevoli come GEMA Business School significa disporre di soluzioni personalizzate, aggiornate e concretamente orientate al successo organizzativo. Contattaci subito per saperne di più.
Il futuro è di chi sceglie di prepararsi oggi.
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