La contrattazione collettiva e le nuove direttive dell'Unione Europea

23 Settembre 2022
La contrattazione collettiva e le nuove direttive dell'Unione Europea

Il salario minimo è una questione da sempre al centro di discussioni politiche e proposte parlamentari volte a convergere verso un’uniformazione delle condizioni di vita dei lavoratori all’interno dell’Unione Europea. Finalmente, in tempi recenti, si è giunti ad un primo avvio verso questo obiettivo grazie alla delibera parlamentare europea. A tal proposito, un ruolo fondamentale sarà svolto dalla contrattazione collettiva. In questo articolo andremo ad esplorare cos’è la contrattazione collettiva, come farebbe uno spacialista, e quali saranno le conseguenze a seguito delle nuove direttive Europee.

Che cos’è la contrattazione collettiva

La contrattazione collettiva è una tematica cardine nel panorama del lavoro italiano. Essa, infatti, nel diritto del lavoro indica una serie di accordi che vengono stipulati tra le parti coinvolte nella negoziazione dei contratti collettivi. In Italia è utile distinguere quelle che sono le contrattazioni collettive per la Pubblica Amministrazione, le quali prendono il nome di contrattazione decentrata. Le parti che vengono dunque coinvolte nella stipulazione dei contratti cambiano a seconda di questa distinzione:

  • primo livello: Contratto Collettivo Nazionale di settore;
  • secondo livello: Contratto Integrativo Territoriale o Aziendale di settore.

Quello più conosciuto è sicuramente il CCNL, nello specifico il diritto italiano individua nel CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) la fonte normativa dove i rappresentati dei datori di lavoro e dei lavoratori definiscono di comune accordo le regole che disciplinano il rapporto di lavoro. Ci sono diversi tipi di CCNL, ma tutti disciplinano sia gli aspetti economici che quelli a carattere meramente normativo.

Come si sta muovendo l’UE

L’Unione Europea prova da sempre ad uniformare quelle che sono le condizioni lavorative per i lavoratori europei. Nel dicembre scorso, dal parlamento europeo, è arrivato il primo via libera alla proposta di un salario minimo per tutti i Paesi. In questo modo si vuole assicurare un livello base di retribuzione che garantisca delle condizioni minime di vita e di lavoro. Dato l’obiettivo estremamente ambizioso, in quanto non è possibile imporre un salario minimo legale uniforme in tutti i Paesi, la contrattazione collettiva assume un ruolo di driver fondamentale nel raggiungere tale scopo.

Nella maggioranza degli Stati dell’Unione Europea esiste già un salario minimo, fanno eccezione solamente alcuni Paesi come l’Italia, i Paesi nordici e l’Austria. Tuttavia, in Paesi come il nostro, non essendoci un quadro giuridico di riferimento per quello che attiene un salario minimo, è molto frequente il ricorso alla contrattazione collettiva per disciplinare i rapporti di lavoro subordinato. Il piano di azione previsto dal consiglio europeo dovrebbe prevedere una serie di attività con misure chiare e trasparenti circa il calendario da seguire per incrementare progressivamente il tasso di utilizzo della contrattazione collettiva come driver per raggiungere gli obiettivi di minimo salariale.

Che cosa implica per le aziende

Considerando le direttive del piano di azione Europeo, esse avranno un impatto decisamente maggiore in tutti quei Paesi dove non vi è un quadro normativo di riferimento per il salario minimo, come nel nostro caso. L’attività di uniformazione verso un quadro congruo con gli altri Paesi Europei porterà sicuramente alla rivalutazione di moltissimi contratti di lavoro in Italia. Uno degli obiettivi fondamentali della direttiva Europea è quella di aumentare e mettere in rilievo strumenti come quelli della contrattazione collettiva, con lo scopo ultimo di arrivare ad avere un tasso di copertura di almeno l’80% dei lavoratori, promuovendo quindi l’iscrizione ai vari sindacati.

Tutto questo, ovviamente, colpirà soprattutto piccole e medie imprese, che rappresentano la stragrande maggioranza del nostro tessuto aziendale nazionale. In particolare, un ruolo centrale lo avrà l’Amministrazione del Personale, che dovrà aggiornarsi e adeguarsi a quelle che saranno le decisioni da prendere, considerando un quadro normativo in fase di aggiornamento. In GEMA Business School, attraverso l’Executive Master in Amministrazione del Personale e Diritto del Lavoro, potrai essere seguito da professionisti del settore sempre aggiornati sulle tematiche del personale, con una particolare attenzione sugli aggiornati delle direttive che prese dal Parlamento italiano relativamente al piano di azione.


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