
Quando la didattica oltrepassa le strutture formali e le metodologie tradizionali, quando l’aula è a cielo aperto possiamo parlare di
formazione outdoor. Ma la location è solo uno degli elementi fondamentali delle tecniche adottate da questo tipo di didattica. La rottura con gli schemi diffusi di apprendimento professionale e con la formalità del rapporto tra i ruoli docente e alunno (
decostruzione) creano già le premesse per
aprire i tutti sensi a stimoli nuovi e inattesi.
Il confronto con situazioni reali, lontano da ambienti artificiali e controllati (
comfort zone), pone l’individuo nella condizione di dare fondo a tutte le proprie risorse e a sviluppare, attraverso
un’osservazione e un’analisi guidate a priori e a posteriori,
soft skill che sono ingrediente fondamentale di una professionalità completa.
Sempre più valorizzate anche negli ambienti lavorativi, le
competenze cognitive, le
competenze emozionali e quelle
gestionali sono ricchezze che non possono essere acquisite sui banchi di un’aula così efficacemente come nella
formazione outdoor.
Le esperienze metaforiche, i giochi e le esercitazioni dovranno essere progettate e guidate da un coach in grado di indirizzare gli sforzi dei team o dei singoli e, soprattutto, di operare quel delicato passaggio nell’ambito della
formazione outdoor necessario a tradurre l’azione e riflessione in apprendimento e skill professionali.