L’apprendistato nella riforma del lavoro

30 Agosto 2012
L’apprendistato nella riforma del lavoro

A pochi giorni dalla promulgazione della legge di riforma del lavoro e dopo aver anticipato l’argomento nel post Riforma lavoro: la nuova normativa per il contratto di apprendistato , torniamo a parlare di riforma e apprendistato.

Oggi, infatti, possiamo analizzare nel dettaglio qual è il destino di questa tipologia contrattuale e il ruolo che gioca nel nuovo impianto normativo del mercato del lavoro.

Il contratto di apprendistato è stato inteso, in effetti, quale strumento chiave per l’accesso al mondo del lavoro. Testualmente: “…Come modalità prevalente di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro…”. Come tale gode di un sistema incentivante dal punto di vista dei benefici contributivi.

La nuova legge di riforma del mercato del lavoro innalza, inoltre, i limiti percentuali posti all’assunzione tramite contratto di apprendistato.

Mentre la cosiddetta legge Biagi prevedeva che il datore di lavoro non potesse assumere apprendisti in rapporto superiore al 100% delle maestranze presenti in azienda (es. 2 apprendisti, 2 maestranze), la nuova norma porta questo rapporto a 3 apprendisti per 2 maestranze.

Il limite del 100% rimane valido per i datori di lavoro che hanno alle proprie dipendenze fino a 9 lavoratori.

Per le aziende con dieci o più impiegati, la stipula di nuovi contratti di apprendistato è subordinata all’assunzione, nei trentasei mesi precedenti, di almeno il 50% (30% per i prossimi tre anni) degli apprendisti impiegati.

Tutti questi elementi sottolineano il ruolo centrale del contratto di apprendistato nella riforma del lavoro di cui tanto si è parlato e che, ora che è legge, dovrà dare dimostrazione della propria efficacia nella regolamentazione del disastrato mercato del lavoro italiano.

 

Fonte immagine: www.flickr.com/photos/opensourceway/

 


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