Le Neuroscienze entrano in azienda

29 Luglio 2022
Le Neuroscienze entrano in azienda

Il cambiamento dettato dal progresso e dagli eventi internazionali ha fatto emergere la paura delle imprese nei confronti delle mutazioni del mercato.

Le aziende sono infatti molto attaccate ai modelli che hanno funzionato nel passato e ciò impedisce loro di capire quali sono le evoluzioni del mercato e in che modo adeguarsi ad esse, alla stregua di una persona che cerca di modificare un’abitudine nella propria routine.

Questa lotta tra staticità e sviluppo è cruciale per ogni azienda che voglia adattarsi alle dinamiche di mercato più recenti. Per dare inizio a questo processo innovativo è importante analizzare quali sono i fattori bloccanti e in che modo è possibile sbloccarli.

A sostegno di ciò intervengono le neuroscienze, di cui definiremo in quest’articolo le caratteristiche, le potenzialità e come possano essere utili nel raggiungere gli obiettivi di adattamento aziendali.

 

Che cosa sono le neuroscienze?

Già dalla prima parte di questo termine, “neuro”, si intuisce come questa scienza abbia a che fare con il cervello. Quando parliamo di neuroscienze al di fuori del campo della medicina, ci riferiamo all’osservazione dei comportamenti fisici e degli schemi psicologici del cervello in una situazione specifica.

La neuroscienza, nelle scienze umane, riguarda quindi la comprensione delle risposte del cervello umano in determinate situazioni.

I professionisti in questo campo stanno provando a utilizzare questa tecnica in nuovi contesti, come quelli aziendali. Infatti, la neuroscienza risulta essere particolarmente utile per comprendere specifici ambiti aziendali, come il marketing o le risorse umane.

 

Neuroscienze come tool aziendale per il cambiamento

Secondo diversi studi di settore, la neuroscienza sembra essere l’alleato ideale per cambiare il modo in cui le aziende pensano e strutturano le nuove opportunità di business.

Risultano essere particolarmente utili nel caso in cui si vogliano implementare nuove strategie aziendali che abbiano come obiettivo quello di adattare il proprio modus operandi e quello dei propri dipendenti alle dinamiche del settore in cui operano.

La nostra materia grigia ha una grande capacità di adattamento. Nell’arco di una vita, le giunzioni sinaptiche possono cambiare a seconda degli stimoli e delle necessità esterne. Tuttavia, pur avendo questo enorme potenziale plastico, quando si tratta di cambiamento il cervello umano non è biologicamente programmato per accogliere questo tipo di dinamica in modo particolarmente accondiscendente.

Il cervello umano è composto da circa cento miliardi di neuroni, che immagazzinano e trasmettono moltissime informazioni. Ogni volta che si impara una nuova parola, una nuova informazione o una particolare procedura, questi neuroni cambiano le loro connessioni con altri neuroni.

Cosa c’entra questo con il cambiamento aziendale?

Il cervello, costruiti schemi e collegamenti forti, cercherà sempre di scegliere lo schema che richiede meno dispendio energetico.

Quando il cervello ripete un’abitudine, non ha bisogno di usare molta energia perché non deve impegnare la corteccia prefrontale, così, se si prova ad introdurre un nuovo schema che va in conflitto con quello preesistente risulterà difficile far prevalere il secondo.

Per questo motivo, introdurre nuovi atteggiamenti e abitudini che vadano in contrasto con quelli preesistenti risulta essere un’operazione difficile, non perché il nostro cervello sia pigro, ma piuttosto perché esso è programmato per ottimizzare le risorse energetiche.

Conoscendo quindi la natura del cervello umano si possono studiare strategie manageriali ad hoc per anticipare questo conflitto.

In particolare alcune delle attività essenziali per chi si propone come promotore del cambiamento aziendale sono:

  1. Mappare le abitudini preesistenti e valutare lo scostamento rispetto alla desiderata.
  2. Prevedere delle strategie per supportare il processo di cambiamento e la perseveranza allo sforzo per il cambiamento degli schemi neurali.

 

Neuroscienze e risorse umane

Capire cosa può aiutare il cervello e cosa può ostacolare l’apprendimento o il cambiamento degli schemi neurali è di fondamentale importanza quando si cerca di lavorare con il personale per migliorarne le capacità e la produttività. Come abbiamo visto le neuroscienze possono rappresentare un valido alleato quando vogliamo cercare di apportare dei cambiamenti agli atteggiamenti abitudinari dei dipendenti.

Essere in grado di lavorare con il cervello e le sue funzioni è sicuramente vantaggioso per il benessere dell’azienda. I professionisti delle risorse umane consapevoli di come funziona e come reagisce il cervello a determinati stimoli, possono aiutare il personale aziendale in modo specifico e calibrato sulle singole necessità e abitudini.

Le risorse umane hanno la possibilità di aiutare le persone all’interno dell’organizzazione a riconoscere come funziona il cervello, riuscendo a dare manforte all’azienda e al suo successo.

Ad esempio, la comprensione delle singole personalità, del carattere e del comportamento dei dipendenti può essere utilizzata come leva per il cambiamento, così da riuscire a creare un ambiente lavorativo più collaborativo e incentrato sulla cultura aziendale.

Questo può essere anche applicato al riconoscimento della tipologia di apprendimento dei dipendenti, scegliendo determinati corsi per la formazione o un percorso di crescita aziendale specifico sulle singole caratteristiche della persona.

Per l’acquisizione delle competenze fondamentali in quest’ambito consigliamo la frequentazione di un Master ad hoc, come il Master in Gestione e Sviluppo delle Risorse Umane di GEMA Business School.

Per concludere, al giorno d’oggi le neuroscienze non costituiscono solamente un ramo della biologia fine a sé stessa, ma costituiscono un potente alleato aziendale per capire il funzionamento del cervello umano, che aiuta a comprendere al meglio le migliori strategie per apportare un cambiamento e migliorare i processi.


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