La felicità sul posto di lavoro è un vantaggio economico per l’azienda.

5 Marzo 2013
La felicità sul posto di lavoro è un vantaggio economico per l’azienda.

ivan battistaA cura di Ivan Battista.

Quando, durante il percorso per la mia seconda laurea, in Italia, con i miei interventi sostenevo il principio di Psicoeconomia, i professori di Politica economia, piuttosto che di economia politica o dei trasporti, mi fissavano con fare tra l’interrogativo e lo sdegnato. Sembrava pressoché inutile ricordare loro che due premi Nobel per l’economia sono stati conferiti a due psicologi (Herbert Simon nel 1978 e Daniel Kahneman nel 2002 ). Ma andiamo nello specifico.

C’è un vantaggio molto competitivo di cui un’azienda o un’impresa possono dotarsi?
Sì: investire pesantemente sul benessere e sulla felicità dei suoi lavoratori. 

A Milano il 27 ed il 28 marzo 2013 si terrà il Positive business forum; un evento importantissimo perché connette finalmente il concetto di felicità, intesa come agio e positività nel rapporto con se stessi e col resto del “mondo”, a quello di crescita dell’impresa/azienda (colleghiamolo con il BES: Benessere Equo Solidale).

Tra gli autori presenti in questa circostanza ci sarà Shawn Achor, un giovane ricercatore dell’università di Harvard, autore, tra l’altro, di un testo interessantissimo per la tesi che si vuole sostenere: The happiness advantage, The Seven Principles of Positive Psychology That Fuel Success and Performance at Work (Il vantaggio della felicità, I sette principi che nutrono il successo e la prestazione sul posto di lavoro). Chi parla americano molto bene, può andare su You tube, digitare il suo nome e cognome e titolo del libro e gustarsi un vero e proprio show.

Quello della felicità sul posto di lavoro è un argomento tanto discusso; non a caso l’ONU ha dichiarato la Giornata mondiale della felicità dal 20 marzo scorso. Achor sostiene che, se i lavoratori non sono felici, aumentare le ore di lavoro e lo stress fa diminuire la produttività. Ad un’osservazione superficiale, in tempi di crisi, sembrerebbe un’assurdità. Invece, un metodo che sviluppi il positivo, nel pieno mezzo di una crisi, diventa un’esigenza. Dice Achor: “Ho lavorato con le banche durante il collasso del 2008. Bene, le squadre di lavoro non riescono ad essere produttive se credono che il loro comportamento non venga tenuto in considerazione”.

Le tematiche trattate nel Forum saranno tante e coinvolgenti, tra queste le più stimolanti: sostenibilità, senso dello scopo, leadership, comunicazione e resilienza: un concetto mutuato dalla fisica. La resilienza interessa particolarmente; la potremmo definire, in questo ambito, come la capacità di riprendere la forma precedente ad una brutta botta. Il concetto di resilienza è stato un argomento che ha tenuto banco anche al Forum di Davos dell’anno scorso. Il direttore del Cento di studi neuroeconomici della Clermont University, Paul Zak, che sarà presente al Positive business forum, dichiara che la felicità di un’azienda è dovuta alla media della felicità dei suoi lavoratori. Secondo le sue ricerche gli individui relisienti sono quelli che capiscono qual è lo scopo dell’azienda in cui lavorano; quelli di cui ci si può fidare per raggiungere tale scopo.

In azione, Zak non valuta solo lo sviluppo professionale, ma anche quello personale e quello spirituale dei dipendenti. Se riscontra un aspetto deficitario in tal senso in un individuo, Zak cerca di riportarlo in equilibrio con programmi specifici; ad esempio: più tempo per lo sport o più tempo per potersi occupare dei figli. La qualità della vita del Personale di un’azienda influenza sempre i guadagni di un’azienda. Paul Zak, da bravo “americano” sciorina il suo ottalogo per la creazione di un posto di lavoro altamente affidabile:

  • Ovation; (applausi-riconoscimento)
  • eXpectation; (aspettativa-speranza)
  • Yield; (concessione-arrendevolezza)
  • Transfer; (remissione)
  • Openness; (apertura mentale)
  • Caring; (premura)
  • Invest; (investimento)
  • Naturalness. (spontaneità)

Le principali lettere di questo ottalogo formano la parola OXITOCIN. Un neurotrasmettitore che sembra abbia una certa importante correlazione con l’affidabilità delle persone. Comportarsi in maniera eticamente corretta sembra sia basilare per restare nel mondo degli affari e dell’impresa sul lungo periodo.

Il Positive Business Forum è organizzato dalla famosa scuola di psicologia californiana di Palo Alto, il Mental Research Institute di Gregory Bateson, Don D. Jackson, John Weakland, Jay Haley e Paul Watzlawick, per intenderci. Inoltre, potrà contare su pezzi da novanta come Martin Seligman (autore di Imparare l’ottimismo, Giunti) direttore del centro di Psicologia positiva della Pensylvania University ; John J. Medina, autore di Brain Rules e Daniel Gilbert, professore ad Harvard, molto conosciuto per il suo libro di risonanza mondiale Felici si diventa ( Rizzoli). Per i più interessati esiste un indirizzo web: www.positivebusinessforum.com


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