Colloquio di lavoro: come rispondere alla domanda “Dove ti vedi tra cinque anni?”

19 Febbraio 2015
Colloquio di lavoro: come rispondere alla domanda “Dove ti vedi tra cinque anni?”

Colloquio di lavoro: come rispondere alla domanda dove ti vedi tra cinque anniDove ti vedi tra cinque anni?”: forse potrebbe non sembrarvi una di quelle domande-trabocchetto tanto temute durante i colloqui di lavoro. Eppure, qualche insidia, la nasconde pure lei. Proviamo, dunque, a capire come rispondere (e come non rispondere) alla questione posta per affrontare la job interview in modo brillante.

Abbiamo già visto come parlare dei nostri difetti durante una selezione e come affrontare un colloquio in lingua inglese, ora andremo a vedere cosa nasconde questa frequente domanda, anche con l’aiuto di un’esperta.

Quando ascoltate un recruiter chiedere “Dove ti vedi tra cinque anni?”, cosa sta chiedendo? Proviamo a sviscerare tutte le domande celate dietro quella che sembra una innocua richiesta utile a rompere il ghiaccio:

–          Hai piani a lungo termine? – È importante non farsi trovare impreparati e dimostrare al selezionatore di aver ragionato in prospettiva.

–          Vuoi fare carriera o stai cercando solo un posto di lavoro? – Chiaramente è fondamentale far percepire al nostro interlocutore che il nostro obiettivo è quello di crescere e non di accontentarci di un posto qualsiasi o, peggio ancora, di un posto qualsiasi finché non troviamo di meglio. Ricordiamoci che noi, per l’azienda, rappresentiamo anche un investimento di medio-lungo periodo.

–          Sai dove puoi arrivare? – Fornire una prospettiva realistica del nostro percorso di carriera all’interno dell’azienda significa aver ragionato realisticamente (e con equilibrio) sulle nostre potenzialità. L’audacia, in questo caso, potrebbe non essere valutata positivamente come sicurezza o ambizione. Facciamo sapere al selezionatore che conosciamo il valore del tempo, dell’esperienza e della “gavetta”. Se ve lo state chiedendo, vi rispondiamo noi: no, non diventerete CEO in cinque anni.

–          Il ruolo per il quale ti stai candidando è in linea con le tue aspettative? – Affinché la nostra candidatura non appaia come l’espediente per entrare in azienda, per poi proseguire verso ruoli di maggiore interesse, facciamo in modo che la nostra proiezioni sia in linea con il ruolo per il quale abbiamo fatto domanda di assunzione. Questo aiuterà anche a far trasparire il nostro entusiasmo per il lavoro.

Abbiamo chiesto un consiglio su come rispondere a Francesca Fabrizi, Responsabile Placement dell’Area Master di GEMA Business School:

“Questa è la classica domanda di chiusura di un colloquio di selezione che ha la finalità di sondare le prospettive professionali, e sottolineo professionali, della persona sottoposta al colloquio; dunque mai esprimersi dal punto di vista personale, raccontando quelli che sono i nostri sogni di famiglia o di vita privata.

Sconsiglio di entrare nel dettaglio sulla tipologia di azienda e quindi di indicare dei settori specifici di maggiore interesse. Dobbiamo sempre tenerci sul vago, parlare di aziende in generale, più o meno strutturate ed organizzate, ma soprattutto stimolanti, in cui vorremmo crescere e perfezionarci.

Ovviamente, una seconda finalità del selezionatore è quella di sondare la reale motivazione del selezionato, dunque dobbiamo cercare di allineare le nostre prospettive professionali con ciò che l’azienda ci sta offrendo in termini di attività e compiti.

Altro scopo di questa difficile domanda è quello di capire se la persona che abbiamo di fronte ha la giusta percezione della realtà che lo circonda… In che senso? Se rispondiamo alla domanda dicendo che vorremmo essere dei manager, avere delle responsabilità, gestire delle risorse, senza indicare la funzione o la divisione in cui vorremmo un giorno lavorare, stiamo decontestualizzando il nostro futuro, ovvero stiamo mostrando di non avere le idee ben chiare e di essere esclusivamente interessati al ruolo di responsabile e non alla tipologia di responsabilità, di compiti e di funzioni che andremo a svolgere.

Per concludere, il consiglio è di sfruttare questa domanda a nostro vantaggio, renderla un’opportunità per raccontare al selezionatore quali sono i nostri obiettivi, quali modalità stiamo usando nel presente per poterli raggiungere… dunque non esistono risposte giuste o sbagliate, ma solo noi, con i nostri progetti realizzabili!”

Ora che sappiamo cosa nasconde la “semplice” domanda “Dove ti vedi tra cinque anni?” è tempo di provare a formulare la nostra risposta, facendo attenzione alle indicazioni che vi abbiamo fornito e in bocca al lupo.

Se la curiosità che vi ha portato a leggere questo post è mossa dalla vostra passione per il processo di selezione e reclutamente del personale, allora perché non trasformare questa passione in una professionalità seguendo il Master in Amministrazione e Gestione delle Risorse Umane di GEMA Business School?

Fonte immagine: wikimedia.org


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