Abbiamo visto che il coach è un cocchiere. E’ colui che supporta, allena, motiva.
Il Coach detiene il processo di Coaching accompagnando metaforicamente, verbalmente, visivamente il suo coachee al fine di raggiungere il proprio obiettivo.
Chiarite, con la metafora della bicicletta, quali siano le differenze del coaching con altre discipline, ora nasce l’esigenza di curiosare nella vita di tutti quei professionisti che del coaching hanno fatto la ragione della loro vita. Coloro i quali si svegliano la mattina e vanno a dormire la sera, con in testa solo e unicamente il coaching.
A ragione di ciò, partono, da questo articolo e per molti altri che seguiranno, bellissimi ed intensi momenti di scambio tra vari coach professionisti in Italia. Sono nate così delle interviste sorprendenti in cui ogni coach si è messo a nudo svelando i misteri della propria professione, e della loro passione in ambiti totalmente differenti.
In questo articolo ho intervistato Sara Frassanito che ad oggi è un Vocal Coach. Ideatrice e fondatrice insieme a Pietro Rosato della “Lydian Music School”, scuola di musica moderna che opera nella provincia di Lecce e Brindisi e dell’Ass. Culturale “Lydian”. Sara ha alle spalle una carriera intensa come cantante avendo partecipato anche ad importanti trasmissioni Rai. Di lei ci dice: “Ho scelto questa “passione/lavoro” nella vita perché la voce mi ha sempre affascinato nelle infinite sfaccettature, è unica, individuale, profondamente soggettiva. I sentimenti, ad esempio, si riconoscono dalla voce, dalla gioia… dal dolore… dall’amore e se questi si mettono in musica, nascono capolavori.”
Cosa rappresenta per lei il Coaching?
Per me insegnare è “non essere l’insegnante di..” ma essere anche io allieva insieme all’allievo. Cerco di trasmettere la mia esperienza ed il mio modo di vivere la musica, dai primi semplici approcci alle cose più complesse, modificando la mia didattica in base alle reazioni dell’allievo. Così il coachee non avrà freni inibitori, non avrà paura di sbagliare. L’errore è il presupposto per superare l’ostacolo, senza di esso non si può andare oltre il semplice nozionismo. Il canto, o meglio dire, la voce, è un mondo complesso, un mondo che cambia da individuo a individuo, quindi cerco di prendere esperienza di vita, “difetti” fisici, lacune musicali, lacune tecniche vocali, desideri e gusti personali per creare un mondo su misura per ogni persona. L’insegnante, l’unica cosa che dovrebbe fare è insegnare ad imparare.
Che tipo di percorso ha seguito per diventare Coach?
Ho studiato canto Jazz presso il conservatorio di Monopoli “Nino Rota” sotto la guida del Maestro Gianni Lenoci. Grazie a lui ho capito che la voce non è solo un mezzo per cantare belle canzoni, ma anche uno strumento con la quale poter fare cose mai esplorate. Il 21 Marzo completerò il 2° livello in Musica Jazz.
Ho seguito il Metodo VOICECRAFT di Jo Estill, precedentemente ho studiato privatamente con insegnati di canto moderno, ho studiato sassofono classico, ho frequentato varie Master Class con Steve Potts, Joelle’ Leandre, Keith Tippet, Markus Stockhausen, Kent Carter e Marco Fumo. Dopo aver acquisito le basi tecniche vocali ho preferito studiare con musicisti che non fossero cantanti, a mio parere si impara molto di più da musicisti lontani apparentemente dal mondo della voce; la mente è libera dai soliti preconcetti e pregiudizi. Ad oggi sono anche organizzatrice artistica insieme a Pietro Rosato del “FREEDOM JAZZ FESTIVAL”.
Che tipo di lavoro svolge un Vocal Coach?
Il lavoro del Vocal Coach è di rendere “l’allievo” autonomo e critico.
Questo a volte non è semplice perché molte persone sono inghiottite da stereotipi e non riescono a liberare la loro voce, la loro anima. Tramite esercizi tecnici vocali, pian piano ci si comincia a sbloccare ed arrivano i primi risultati, quindi i brani che si cantano diventano espressivi, ricchi di musica. Il compito del Vocal Coach è quello di riuscire a far uscire dalla voce ciò che l’allievo immagina, ovviamente con la giusta modalità tecnica, a tutela e valorizzazione della voce stessa.
Per quali necessità ci si rivolge a lei in qualità di Coach?
Le persone che si rivolgono a me hanno varie necessità, dalla bambina che ha i noduli, alla ragazzina adolescente che vuole emulare il suo idolo canoro, all’adulto che ha sempre utilizzato male il suo organo vocale e vuole rimediare, ai ragazzi che amano la musica come forma d’arte e cercano di trovare la loro strada ma anche molte persone timide che parlano con un fil di voce e vogliono sbloccarsi.
Qual è il valore aggiunto della sua professione?
Il valore aggiunto della mia professione è lo scambio, cioè in musica non c’è differenza tra allievo e insegnante, il primo conosce qualcosa in più del secondo, ma il primo impara dal secondo. Nasce così uno scambio musicale, precisamente uno scambio di esperienze e di sensazioni. Si cresce sempre, non c’è distinzione di età o sesso, quando si fa musica tutti sono sullo stesso piano.
Si rivolga una domanda da Coach e si risponda
Quando canto esprimo me stessa?
Sempre! Quando si canta, come quando si parla, esprimiamo ciò che siamo e ciò che proviamo in quel momento ma a volte per la tensione, per le grandi aspettative che ci creiamo esprimiamo solo rigidità, bisogna imparare a rilassarsi e vivere i momenti per quelli che sono, cioè “semplice” musica.
Grazie Sara per averci insegnato che il Coaching aiuta ad esprimersi e ad utilizzare uno dei tanti strumenti a nostra disposizione: la voce.
Valentina Licciano
Psicologa – Formatrice – Coach
“Se le cose accadono è perché, fondamentalmente, siamo noi a farle accadere.”
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